giovedì 29 aprile 2010

La mostra

La musica alla radio l’aveva svegliata come ogni mattina, dalla persiana socchiusa trapelava un raggio di sole che illuminava la testata del letto. Si stiracchiò nascose la testa sotto il cuscino, non doveva lavorare aveva dimenticato di staccare l’allarme della radiosveglia, ormai ogni tentativo di riaddormentarsi era inutile si alzo preparò il caffè e portandosi dietro la tazza fumante apri l’acqua della doccia mentre era sotto il getto d’acqua calda, si ricordò dell’invito che aveva ricevuto giorni fa, era per quel pomeriggio, una mostra fotografica chissà chi tra le sue conoscenze l’aveva spedito non c’era mittente.

Si vesti con cura cercò in giro per la casa il’invito, sembrava essersi volatilizzato poi lo trovò l’aveva lasciato in un libro, sorrise leggendolo…” fermo immagine di vita” questo il titolo della mostra, il nome del fotografo non gli diceva niente, continuava a pensare chi l’avesse invitata ma non gli venne in mente nessuno. Uscì per un giro di shopping, un panino veloce in centro era una bella giornata non aveva voglia di starsene in casa e protarse il giro fino all’ora della mostra.

Arrivò alla mostra che era stata allestita in un’ex fonderia, le travi del soffitto lasciavano cadere fili d’acciaio quasi invisibili, alla base ad altezza d’uomo erano fissate le stampe tutte in bianco e nero con sfumature di grigi molto particolari.

Girò per la sala silenziosa osservando le foto in giro nessun faccia conosciuta fra i pochi presenti, le foto ritraevano immagini di donne alcune erano dei nudi artistici paesaggi e vecchi edifici a un tratto si paralizzò davanti ad una foto che ritraeva una donna in un letto il lenzuolo tenuto all’altezza del seno occhi felici sorridenti continuò a fissare quella foto fin quando la sua mente non accettò di ammettere che era lei.

Si appoggio alla parete si guardò in giro come a verificare se qualcun altro nella sala stesse guardando quella foto.

Lei ritratta quindici anni prima non riusciva a crederci, non si capacitava come quella foto fosse finita in una mostra e un fremito per il corpo le riportò alla mente lui Fez, passione giovanile cominciata e finita nel tempo di poche settimane ma tanto travolgente e coinvolgente da non poter mai evitare di confrontarlo con chiunque altro avesse frequentato dopo.

Si allontanò dalla foto, le aveva messo addosso ai fremiti, pensava com’era possibile, poi comincio a girare per la mostra chiese del fotografo le dissero che sarebbe arrivato a breve. Si finse interessata ad acquistare un’opera la fecero accomodare in una sala d’attesa. Che cosa avrebbe detto a quell’uomo pensò. Certo non se ne sarebbe andata senza portarsi via la sua foto e senza aver scoperto come l’avesse avuta. L’idea d’esser messa in mostra così nel suo intimo la disturbava l’attesa durò poco la porta si aprì si volto e quello che vide finì di sconvolgerla Fez era lui nonostante gli anni passati non poteva non riconoscerlo anche lui restò bloccato sulla porta per un attimo in silenzio poi si avvicinò e le sorrise.

Parlò per primo –“sei davvero tu non avrei sperato tanto dall’invito.”

Lei trovò le parole. Le tremava persino la voce

-Allora sei stato tu ?certo ora è tutto chiaro adesso, volevi vedessi la foto?

-No, volevo vedere te, ti ho cercato sai ritrovarti non è stato facile

Poi la mostra nella tua città, ho trovato il modo per avvicinarti e farti una sorpresa spero gradita andiamo vieni.

La invitò ad andare con lui una passeggiata voleva parlargli le chiese di aspettarlo doveva solo sbrigare una cosa quando tornò, aveva una cornice impacchettata.

- è giusto che ora la tenga tu. Le disse

Uscirono dalla fonderia attraversarono il giardino che li portava al parcheggio e salirono sull’auto di lui, mentre guidava lei lo guardava. Non era cambiato il viso aveva maturato i tratti, sottili rughe segnavano gli occhi il fisico asciutto come anni fa il colore ambrato della pelle le mani lunghe e sottili. Chiuse gli occhi per un attimo sospirò il suo corpo ricordava quelle mani si senti attratta come allora quando era bastato uno sguardo a rivelargli quando lo desiderasse.

Gli raccontò che dopo esser ritornato nel suo paese aveva lavorato tanto ma non aveva mai abbandonato il suo amore per la fotografia. Così dopo tempo qualcuno l’aveva notato e così aveva iniziato a girare il mondo per le mostre fotografiche il ricordo di te gli disse non mi ha mai abbandonato nonostante gli anni e nuove storie sei sempre viva dentro di me e ogni tanto ripenso a se avessi accettato di venir via con me, oggi dove saremo.

Lei lo ascoltava in silenzio il suono della sua voce era molto sensuale…le chiese di lei poi sorrise dicendogli: dimenticavo che non ami parlare di te per tirarti fuori qualcosa ci voleva un bel lavoro persuasivo non sei cambiata i tuoi occhi la stessa luce.

Per me sei ancora la stessa che mi diceva fai l’amore con me fallo adesso ricordi il luogo non faceva differenza eri davvero speciale.

Non credi che l’età possa avermi dato giudizio, che il tempo mi abbia cambiato, sono passati quindici anni. gli rispose lei.

Ti guardavo in quella sala, ero nascosto ti osservavo dalla telecamera di sorveglianza il tuo modo di camminare, il tuo sguardo quando hai visto la foto, ho zumato sul tuo viso non ho trattenuto l’emozione che mi ha dato vedere la tua espressione come allora bellissima e impertinente lo stupore, non riesci a nascondere quello che provi ricordo ancora la tua freddezza nel dirmi che era solo sesso e che non avresti sconvolto la tua vista per quello.

Così ho sempre pensato a te, a cosa poteva essere se non fossi stato costretto ad andare via, se tu fossi venuta via con me, se e ma non portano lontano la vita è andata a vanti ma il destino ha voluto che venissi qua dov’eri te è stato un caso ma sapevo che vivevi qui e non potevo non rivederti.

Aveva parlato in fretta la voce calma, Così seppe anche lui in quest’anni l’aveva pensata strano che una storia così breve lasciasse segni per anni e rivedersi ora la faceva sentire confusa, quel desiderio riaffiorava in entrambi come se il tempo l’avesse tenuto serbato intatto.

Si fermarono in un ristorante mentre cenavano lui le sorrise dicendo è la prima volta che mangiamo insieme non abbiamo mai trovato il tempo se non per starcene rinchiusi da qualche parte…. La cena proseguì ricordando di loro poi l’argomento passò al presente e si ritrovarono a ridere e scherzare.

Dopo la cena uscirono dal locale l’aria della sera le aveva dato un po’ di sollievo, sentiva il calore invaderla ogni volta che lui la guardava o la sfiorava. Si fermarono al muretto del bel vedere la città illuminata e ancora in movimento nonostante l’ora tarda da lassù era stupenda. Gli si avvicinò la fisso negli occhi e la baciò rispose al bacio strinse le mani intorno alla sua vita e si rese conto che il tempo non aveva cancellato niente del ricordo di lui il bacio fu all’inizio tenero quasi sfiorato poi divenne irruento si senti spingere verso il muro stretta fra le sue braccia chiese solo che quella notte durasse il più possibile.

Si stacco, i suoi occhi riflettevano la luce della luna rimase a guardarlo in silenzio. Lui le sussurrò resta con me stanotte e le afferrò la mano si lascio guidare fino al suo albergo. Entrarono nella stanza appoggiò su una sedia il ritratto e rimase ferma tutto era accaduto in fretta che non riusciva ancora a rendersi conto se fosse reale o solo frutto della sua immaginazione. Lui le cinse la vita, la guidò verso il letto la fece stendere le sfilò le scarpe continuava a guardarla. Si sbottonò la camicia e la lanciò via, le fece per avvicinarlo lui la trattenne sul materasso alzo il tallone allungo le mani sotto la gonna e sfilò una calza, la portò ai suoi polsi e li lego alla testata del letto, prese a sfilargli l’altra calza si abbasso per baciarla e lei capii che voleva bendarla fece resistenza, fammi guardare gli disse, no sussurro lui" dopo". La bendò, dal sottile nylon della calza ora vedeva solo un fioco luccichio di luce e la sagoma di lui sfumata dal nero. Senti le dita di lui che sbottonavano la camicetta il tocco sulla pelle le procurava tremiti sentiva il suo respiro, la liberò del reggiseno le sfilò la gonna uno strappo secco e veloce la liberò del perizoma, percepì il respiro di lui sui seni le mani che li avvicinavano le dita che premevano i capezzoli. Le labbra percorrevano il ventre verso il basso senti la lingua sull’inguine poi le labbra e quando la punta della lingua le sfiorò il clitoride ebbe un fremito più forte. Le leccava gli umori che l’attesa gli aveva provocato, la testa di lui fra le gambe invadeva il suo corpo di un piacere immenso, i gemiti aumentarono inarco la testa indietro alzando un po’ la schiena la lingua di lui la penetrava come un piccolo pene, scendeva giù lambiva l’ano ritornava dentro, nella stanza la sua voce smorzata dal piacere arrivò l’orgasmo, gridò strinse le gambe lui le riaprì e ricomincio, gli chiese di slegarla, lui la ignorò continuò, orgasmi di cui non teneva il conto arrivavano ormai non pensava più si lasciava trasportare dal piacere passivamente abbandonata a quella sublime tortura.

Un altro orgasmo e gridò di nuovo più forte lui si avvicinò all’orecchio le sussurrò mi sei mancata tanto ora solo tocco con mano quanto sei dentro di me.

La baciò un bacio profondo il suo sapore le invase bocca.

La slegò e la sbendò finì di spogliarsi ed entrò in lei con lo sguardo fisso nel suo, quando il piacere la portava a chiuderli lui le diceva guardami ….le mani appoggiate sul materasso si teneva alzato e la guardava i gemiti si confondevano e lui ogni volta le chiudeva la bocca con baci le succhiava la lingua insieme l’orgasmo furioso li prese rimasero attaccati stretti lui le carezzava i capelli scompigliati ripetendogli quanto fosse bella così.

Piano mentre lei era supina lui si mise su di lei senti il suo membro rinvigorito premere sulle natiche scivolò da sotto a lui e andò a succhiarlo discese con la lingua sui coglioni li succhiò forte mentre lo stringeva fra le mani senti il respiro di lui farsi più accelerato riprese il membro fra le labbra e iniziò a muoversi alternando movimenti lenti a movimenti veloci ogni alta che arrivava alla cappella alzava lo sguardo, mentre gli girava la lingua intorno lo guardava e lui gli diceva piccola strega.

Con la voce smorzata dal piacere continuò in quel modo fin quando senti il seme invadergli la bocca succhio ancora guardandolo gustandosi la visione del suo viso contratto dal piacere si sdraiò accanto a lui lo baciò ora lei dava a lui il suo sapore, uno accanto a l’altro riposarono senza parlare, non avevano da dire bruciate dalla passione le parole non uscivano bastavano gli sguardi che si scambiavano lo sfiorarsi così comunicavano.

Si strinse di nuovo, lei capi portò la mano giù al membro le sorrise.

non sei cambiato per niente in questo gli disse.

La volto di spalle e gli rispose straghetta non sembri dispiaciuta anzi.

Ora il membro premeva all’‘ano entro piano poi affondò il ritmo si fece veloce le mise una mano sotto la pancia e la spinse ad alzarla dal letto, le teneva i fianchi e si spingeva dentro sempre più, spostò una mano la attorciglio nei capelli e fece in modo che lei lo guardasse spinse ancora di più non riusciva a reggersi bene se non la tenesse lui sarebbe scivolata via godevano insieme il piacere aumentava sentiva i suoi umori scivolarle lungo le gambe quando il ritmo si fece quasi violentò arrivò l’orgasmo grida gemiti si confusero si rilasciò su di lei e la baciò sfiniti ormai furono vinti dal sonno ………….

Quando lei Apri gli occhi il sole era alto si guardò intorno vide il suo ritratto sulla sedia senti scorrere l’acqua in bagno la mente realizzò dove fosse ripensò alla notte passata, come un automa si rivesti prese un rossetto dalla borsa e sullo specchio dell’entrata scrisse Addio prese il ritratto le sue cose e uscì.

Camminò parecchio prima di prendere un taxi per andare a recuperare la sua macchina addosso ancora il suo odore.

Uscito dal bagno, vide il letto vuoto si guardò intorno, il ritratto non c’era più capì prima ancora di leggere sullo specchio, pensò che davvero non fosse cambiata, non si poteva tenere legata a meno di non legarla davvero.