mercoledì 24 giugno 2009

Cena tra amici


La cena in giardino, tutto pronto per l’arrivo degli ospiti ci sarà anche Federico con l’attuale compagna, Federico c’è sempre stata un'attrazione particolare fin dai tempi del liceo, dall’ultima volta che siamo stati insieme ne passato di tempo, immagini attraversano la mia mente… mi rivedo appoggiata alla vecchia cinquecento del professore di fisica, con la camicia sbottonata, i seni turgidi le sue mani bramose infilate dentro, dimentichi del mondo circostante così presi da farlo li in piedi senza pensare che potesse arrivare qualcuno. Il suono del campanello mi distoglie da questi ricordi,vado verso la porta mi soffermo allo specchio nell’ingresso sistemo i capelli,mi passo una mano dietro il collo ,mi piace guardarmi allo specchio apprezzo sempre ciò che vedo. Apro la porta lui e lì davanti a me gli anni non gli hanno fatto perdere il suo fascino anzi il capello brizzolato lo rende ancora più desiderabile…lui immobile sulla porta mi fissa e resta così gli occhi negli occhi come se fosse passato solo un giorno dall’ultima volta. Si rompe l’incantesimo, una voce sconosciuta, forzatamente squillante e una figura s’insinua con violenza fra noi, la mano tesa “piacere Simona “e lei non mi ero accorta nemmeno che ci fosse e lui dimentico non l’aveva presentata. Arriva il mio compagno la situazione si distende, riportandoci bruscamente alla realtà, mentre lui gli fa strada in giardino risuona il campanello è arrivata l’altra coppia di amici. Prendiamo l’aperitivo, in giardino gli uomini sono di lato io in mezzo alle due donne sento il loro vociare, ma non mi concentro su cosa dicono il mio sguardo ritorna sempre su Federico, lo guardo, mentre monopolizza la conversazione, il suo gesticolare nel parlare m'ipnotizza, quei movimenti mi ricordano, quando quelle mani si muovevano sul mio corpo, e lo facevano gemere di piacere.Si parla del più e del meno ci sistemiamo in torno al tavolo Federico si siede di fronte a me sembra quasi una sfida, continua a fissarmi ed io uguale, sento che il fatto di averlo davanti riaccende in me un desiderio, ma sopito, sfilo lentamente il sandalo e con fare sensuale porto il mio piede a cercare la caviglia e il dorso strofino risalendo al ginocchio, il calice con il vino vicino alle labbra, senza farmi scorgere passo la punta lentamente sul bordo. Distrattamente appoggio il calice sul tavolo che si rovescia, intingo le dita nel vino e mi bagno dietro l’orecchio e tra i seni ridendo esclamo “porta fortuna, mi alzo per andare in cucina a controllare l’arrosto, si alza anche lui chiedendo del bagno, gli faccio strada e vado in cucina.

Mentre, sono davanti al forno vedo lui riflesso nel vetro fermo sulla porta, che mi fissa, tra il pensarlo e farlo è un attimo faccio cadere volutamente lo straccio, mentre mi abbasso mi accorgo che si è avvicinato e abbassandosi anche lui siamo a contatto sento il suo membro duro contro le natiche…le sue mani sui fianchi come per alzarmi ...rimango così e mi strofino a lui, che perde il controllo e mi alza la gonna, sento le dita che spostano di lato il perizoma …mi penetra con foga non una parola si muove dentro di me sempre più velocemente una mano dai fianchi arriva al seno e stringe con forza tormentando i capezzoli l’altra a cercare il clitoride non un gemito, un amplesso consumato nel silenzio quasi come se implodesse dentro, colpi sempre più frenetici presagiscono il suo venire, ecco un getto di calore ad annunciare la fine ora i movimenti sono lenti, sento il membro rilassarsi dentro di me per poi uscire piano. Fa entrare le sue dita dentro, e con il pollice strofina il clitoride, mi bacia il collo e con la lingua mi lecca fino ad arrivare all’orecchio la mia testa abbandonata all'indietro i seni offerti alle sue labbra bacia e succhia i capezzoli, scende sul ventre con la lingua traccia il suo percorso fino ad arrivare al clitoride in ginocchio ai miei piedi…lo prende fra i denti ci gioca, schiocca con la lingua colpetti che generano gemiti sommessi, mi strofino sulle sue labbra con il mio sesso, apro le gambe di più per permettere alle sue dita di affondare dentro, colpi decisi labbra che succhiano vengo in silenzio, le mani appoggiate sulle spalle e le unghie conficcate nella sua carne tanto da procurargli un gemito di dolore mentre i denti si stringono sul mio clitoride. Sento la voce di lei che lo chiama lui si ricompone alla meglio e le va in contro, io ancora sottosopra abbasso la gonna sistemando il perizoma e prendo l’arrosto dal forno lo taglio ne prendo un pezzetto con le dita e lo assaggio inconsciamente le lecco ho ancora il suo odore sopra. Dentro di me una sensazione di conquista, arrivo in giardino gli sguardi su di me, appoggio il vassoio sul tavolo e mi preparo a servire, gli occhi di lei mi sono addosso, la guardo con fare di sfida prendo un pezzettino di carne e lo porto alla bocca sorridendo, mi lecco le dita con non curanza esclamo che buon sapore, fissando lei che di scatto si alza e con passo veloce va via seguita da lui. Con fare ingenuo dico “è proprio vero che le donne sono strane!.”

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